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Sulle orme di Ignazio, adelante pellegrini!

Ragazzi del Movimento… in movimento! Alcuni pellegrini, che hanno ripercorso il cammino di Sant’Ignazio da Formia a Roma, insieme ad altri ragazzi della Rete Ignaziana, ci raccontano le emozioni che hanno vissuto.

Un’esperienza a fianco di Dio

Con questo pellegrinaggio abbiamo ripercorso l’ultima parte del cammino che fece Sant’Ignazio verso Roma, per chiedere al Papa il consenso di partire per la Terra Santa. Per ognuno di noi pellegrini, anche se partiti da luoghi e per motivi differenti, c’era un unico obiettivo: vivere un’esperienza a fianco di Dio, dialogando con Lui. I momenti in cui io ho vissuto più appieno questa comunicazione sono stati certamente quelli del cammino “silenzioso”. Silenzioso perché non ci scambiavamo parole; ma, nonostante ciò, una conversazione che si intensificava c’era: era quella con Dio.

Nella mia esperienza di giovane pellegrino inserito in un gruppo di ragazzi più grandi, mi sono sentito subito sereno e a mio agio. Il peso che ho portato con me per tutta la durata del cammino si identificava con la parola “sicurezza” che, all’inizio, mi è stata assicurata dalla presenza dei miei fratelli. Alla fine, però, il mio percorso, che è stato anche un’occasione di crescita, mi ha permesso di lasciare tranquillamente il mio peso. È stato bello, ma è solo la prima esperienza: ce ne saranno certamente tante altre! (Giuseppe Ammaturo)

Giuseppe

Desidero la pace del cuore

Veronica, a destra, durante il pellegrinaggio

Che scarpe scegliere? Che zaino mettere in spalla? Saprò mettermi in gioco per qualcosa di più grande? Perché mi metto in cammino? Cosa sono disposta a lasciarmi dietro? Queste e altre domande erano nella mia testa, insieme a tante paure e al desiderio di essere come Lui. Le mie risposte definitive sono ancora in costruzione perché, del resto, l’esistenza, così come la fede, rappresenta un continuo “squilibrio”. Di certo, una parola me la porto dentro: “hesichia” (ἡσυχία), ovvero la pace del cuore, che si è trasformata in desiderio profondo. Vive in me la spinta di voler portare il cammino nella mia quotidianità. Questa è diventata la mia missione: portare quella stessa leggerezza nella fatica e nella stanchezza delle mie giornate, non scegliere mai di agire senza tenere conto dei miei fratelli. Saldare la terra con il cielo è l’obiettivo verso cui punto lo sguardo, che mi dà la forza di continuare a camminare anche dopo le vesciche ai piedi e i polpacci in fiamme. Ora e per sempre: Adelante Pellegrina! (Veronica Chillè)

Un senso di stupore mi ha accompagnato

Il pellegrinaggio è stata un’esperienza davvero unica e arricchente. Passo dopo passo, sulle orme di Sant’Ignazio, ci siamo messi in gioco e abbiamo certamente faticato, ma soprattutto abbiamo avuto una straordinaria occasione di trasformazione e rinnovamento. Un senso di stupore mi ha accompagnato per tutto il cammino per la bellezza dei paesaggi, per la forza del camminare insieme come un grande corpo, per la dolcezza del condividere storie ed emozioni. Ciò che vorrei custodire nella mia quotidianità è uno sguardo attento e accogliente, che non dà nulla per scontato ma è sempre pronto a stupirsi. Uno dei momenti che porto nel cuore è l’arrivo al monastero di San Magno, dove abbiamo avuto il piacere di incontrare don Francesco. Ci ha testimoniato la possibilità di dare vita a qualcosa di molto grande, a partire non da molte risorse materiali, ma guidato da un aspetto fondamentale: l’essersi messo profondamente in contatto con ciò che abitava il suo cuore, l’aver avuto il coraggio di attraversarlo e il sapere di non essere solo in questo “viaggio”. Viaggio che lo ha portato a rendere il suo sogno realtà. Quella che è stata per lui una rinascita, lo è stata anche per il luogo e per moltissime famiglie a cui ha ridonato speranza e futuro. (Sara Gallazzi)

Sara, condivisione in cammino

Abbi cura di te

Gaia in testa a un gruppo di pellegrini

Il pellegrino è colui che attraverso le fatiche del cammino, il sudore e la stanchezza del corpo, vive un’esperienza che lascia un’anima pura. Credo che dopo questi giorni ognuno sia tornato a casa con un bagaglio colmo di emozioni e nuove consapevolezze. Il dono più grande che io potessi ricevere è l’aver compreso quanto una semplice parola possa far sentire la necessità di un cambiamento. “Abbi cura di te” era ed è il messaggio di don Francesco, che ha stretto il mio cuore in un abbraccio. In quel momento ho capito quanto fosse essenziale dedicarmi del tempo. Un tempo in cui creare una relazione di profondo ascolto dei miei bisogni e desideri, un tempo per raggiungere finalmente un momento di libertà. (Gaia Minnucci)

Non c’è amore più grande di quello del Padre

Rajmonda con Padre Michele

Tante volte non abbiamo bisogno di parole, perché le risposte si possono trovare anche in silenzio. Ci sono momenti in cui una persona sente in un modo speciale, in modo pieno e molto potente, la bellezza che le si spalanca davanti. Questa ero io nei momenti del silenzio durante il pellegrinaggio. Un fiume di pensieri, un fiume di emozioni. Pensavo dentro di me: “Sant’Ignazio si sentiva allo stesso modo mentre camminava?”.

La più significativa per me è stata la seconda tappa del pellegrinaggio, da Nemi a Pavona; tutto il giorno ho vissuto “dentro” la testimonianza di Padre Francesco. Mi sono ritrovata in molti frammenti della sua vita e nella condivisione ho scoperto che le persone possono essere molto simili, che possono comprendersi e amarsi l’un-l’altra pur non essendosi mai conosciute. Il nocciolo della testimonianza stava in due parole: amore e perdono. Sono due cose che Dio non ha mai smesso di donarci. Camminando attraverso le bellezze della natura, che Dio stesso ci ha dato, pensavo a quei momenti in cui non sono stata capace di perdonare me stessa, amare me stessa. Ho ripensato a tutti coloro che mi amano, ma anche a coloro che mi hanno fatto del male. Pensavo al coraggio, che qualche volta mi manca, di dire: “Ti ringrazio che mi hai fatto del male!”. E pensavo a tutte quelle volte che avevo deciso di perdonare, nonostante la sofferenza. Perché come afferma sant’Agostino: “Se perdonate, perdonate per Amore”.

Il pellegrinaggio mi ha aiutato a rafforzare l’idea che non c’è amore più grande di quello del Padre. Ciò mi è diventato visibile attraverso il cammino, la riflessione, la condivisione, i sorrisi e gli abbracci. Dopo 60 chilometri di stanchezza fisica, non avrei mai voluto che il cammino terminasse. (Rajmonda Cezma)

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