Responsabili in cammino, insieme

Alcuni PRE-T di Pescara ci danno una testimonianza della recente esperienza di incontro, confronto e condivisione tra MEG Italia e LER Albania, per un futuro da costruire… insieme!
Spinti da un desiderio
Alcuni mesi fa ci è stata offerta la possibilità di partecipare a qualcosa di grande: un weekend di formazione in Albania, insieme ai Responsabili delle comunità del LER (Levizja Eukaristike Rinore, ovvero il Movimento Eucaristico Giovanile in albanese!). Abbiamo accettato subito ma, con l’avvicinarsi della data stabilita, sono emerse molte preoccupazioni. Siamo infatti partiti con la paura di non riuscire ad essere compresi e di dover rimanere in disparte, a causa delle insicurezze e della diversità linguistica. Avevamo, però, il desiderio di ricevere da questa esperienza qualcosa in più. Volevamo aprirci ad accogliere qualcosa di nuovo e diverso dal solito. Quando ci è stato chiesto cosa ci aspettassimo da quei giorni, quello che sapevamo era che avevamo bisogno di carica, di staccare dalla quotidianità e di ritrovare un po’ di spontaneità. Non sapevamo come sarebbe andata, ma sentivamo che era lì che volevamo essere e da nessun’altra parte. Alla fine, quello che abbiamo vissuto è andato ben oltre ogni nostra aspettativa e siamo tornati a casa con un bagaglio ricco di incontri e parole.

Michela: calore di casa

Durante il viaggio di andata, una delle mie “compagne” è stata proprio la paura di sentirmi fuori luogo e di perdere un’occasione che non si sarebbe ripresentata. Ho pensato e ripensato a come dovessi presentarmi, alle cose giuste da dire e a quelle da non dire mai. Eppure, nel momento in cui abbiamo iniziato a ballare gli inni, prima della riunione con la comunità di Scutari, tutti questi pensieri sono svaniti e al loro posto è arrivata una grande voglia di mettermi in gioco, di conoscere ognuno di coloro che mi stava accanto e di condividere con gli altri tutta me stessa. Già dalla prima condivisione mi sono sentita a casa, parte di quel gruppo che, nonostante parlasse una lingua che non comprendevo, mi ha trasmesso tanta energia e tanta carica per i giorni successivi. Tutti quelli che sembravano essere per me problemi insormontabili si sono rivelati essere nulla. Ovunque sia, il MEG riesce a trasmettere sempre “calore di casa”!
Lorenzo: accoglienza
Da questa esperienza mi riporto a casa molti doni, come l’aver imparato ad apprezzare anche le cose più semplici, l’amicizia e la “simpatia” a priori, il saper condividere le proprie capacità e metterle a disposizione dell’altro. Grazie alle attività svolte e ai temi trattati, la prima parola che metterei in luce è sicuramente “accoglienza”: un atteggiamento che scalda il cuore. Posso accogliere liberamente, solo se accetto (come persona, come famiglia e come comunità) di aprire le porte del cuore, della mente e del luogo che sento come casa. Accogliere significa quindi “aprire le porte al mio prossimo” e la Comunità albanese in questo è stata pazzesca. Fin da subito mi sono sentito come a casa: tutti ci hanno aperto le loro porte come se fossimo fratelli che non vedevano da tempo e per cui valeva la pena “far festa”. In questi pochi giorni ho avuto la possibilità di sperimentare tutto ciò. Attraverso il brano della chiamata di Levi, nelle dinamiche vissute in prima persona, ho potuto provare come questo tema sia fondamentale per superare le difficoltà e per essere pronti come Levi nella sua chiamata. Il Signore non sceglie, infatti, “quelli che si credono giusti, ma quelli che si sentono peccatori, perché cambino vita” (Luca 5, 32). È questo per me il senso della vera accoglienza.

Faleminderit

Scrivendo queste parole, ripensiamo a tutto quello che abbiamo vissuto, a tutto quello che abbiamo fatto, detto e ricevuto: non cambieremmo nulla. La prima cosa che ci viene in mente e che racchiude tutto in maniera semplice è la parola albanese “faleminderit”, che in italiano vuol dire “grazie”. Grazie a chi ci ha accompagnati e guidati in questi tre giorni ricchi di Parola e incontri. Grazie ai ragazzi delle comunità del LER, che insieme a noi si sono messi in gioco, coinvolgendoci, ma soprattutto ascoltandoci, con la semplicità di fratelli. Grazie per gli sguardi di supporto e i sorrisi spontanei che ci avete regalato. Grazie al Signore che ha permesso che i nostri desideri ci conducessero lì dove Lui ci stava aspettando, lì dove abbiamo trovato una casa piena di vita, di entusiasmo e di voglia di stare insieme.