«Parla, Signore, il tuo servo ti ascolta»

Carlotta, che ha fatto parte per molto tempo di una comunità romana, ha reso il suo stile di vita un vero e proprio lavoro: donarsi per gli altri, per amore e con amore!
Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date
Se qualcuno mi chiedesse da dove prendo le energie, probabilmente risponderei così: “Gratuitamente ho ricevuto, gratuitamente voglio ridare. Perchè è donando che si riceve”.
Ho superato i 40 anni, eppure, fortunatamente, ancora sento di avere le forze e la voglia di spendermi, di donare il mio tempo e le mie energie, dandomi agli altri, ma soprattutto alle persone che incontro durante le mie attività di volontariato.
Ed è ciò che ancora mi aiuta a ricaricarmi, che mi ridona la forza e l’allegria, facendomi dimenticare i problemi quotidiani e la fatica della settimana lavorativa.
Sono Carlotta, una volta appartenevo al MEG di Roma7. Ho iniziato tardi il mio percorso nel Movimento, ma è ugualmente diventato la mia famiglia. Mi ha aiutato a costruire quel bagaglio di viaggio per la vita che ancora porto con me. Non credo che in quei primi anni di C14, in piena fase di crescita e ricerca, in adolescenziale rottura con i miei genitori, mi fossi già accorta di quanto amore e quanti doni avessi ricevuto gratuitamente.
Poi, crescendo con la mia comunità di Pre-T, i Ruah, alla sequela di Gesù, ho sentito fortemente che ero stata davvero fortunata nella mia vita. Qualcuno mi aveva amata talmente tanto da non farmi mancare nulla, da soddisfare tutti i miei bisogni e questa consapevolezza si è trasformata in un grande desiderio di mettermi al servizio. E la prima chiamata è venuta dall’Africa.
“Homo sum, humani nihil a me alienum puto” (Sono un essere umano, niente di ciò ch’è umano ritengo estraneo a me), scrissi sul mio CV prima di partire per l’Africa. Volevo che chi mi dovesse dare un lavoro sapesse da subito che non lo avrei mai considerato un “lavoro” in senso stretto, ma che ogni lavoro sarebbe solo stato un modo di occuparmi dell’umanità. Che tutto ciò che potevo fare era dare me stessa, i miei doni e i miei talenti al servizio di altri esseri umani.

Oltre il lavoro, il volontariato: PRIME Italia e Primizie Scarl

Torno dall’Africa e continuo a lavorare a Roma, in un contesto umanitario. Un lavoro bellissimo al servizio dei popoli meno fortunati. Ma per me non era sufficiente. Dopo poco, non appena il Signore ha messo sul mio cammino una nuova proposta, mi ci sono buttata. Ed è nata PRIME Italia, “per riscoprire il sapore di mettersi a disposizione in modo gratuito, per riassaporare la bellezza del volontariato”: così me la presentò un mio amico. PRIME è un’associazione di volontariato, ormai attiva da più di dieci anni, che mira all’integrazione sociale ed economica di rifugiati e migranti a Roma. Insomma, aiutiamo i rifugiati a cercare lavoro, a produrre un CV, a prepararsi per un colloquio, a prendere la patente di guida che spesso è necessaria per poter lavorare. Un servizio tanto ambizioso quanto semplice ma che, quando funziona, cambia la vita delle persone. Perché il lavoro dà veramente dignità all’uomo.
“E vide che era cosa buona”
PRIMIZIE, invece, è nata come nasce tutto ciò che proviene direttamente dall’Amore. Senza grandi riflessioni, senza chiedersi il perché. Semplicemente sembrava una cosa “buona e giusta”. C’era un opportunità lavorativa per un gruppetto di 4/5 rifugiati, che richiedeva la creazione di una cooperativa. E ci siamo buttati. Il progetto originario è sfumato, ma Primizie è rimasta, ed oggi, è una cooperativa che dà lavoro regolare a 13 rifugiate e rifugiati che si occupano di servizi di pulizie presso abitazioni private, centri di accoglienza, uffici, parrocchie.

Per amore solo per amore

PRIME è una piccola organizzazione, ma come tale richiede tanto coordinamento, lavoro di ufficio, ricerca di fondi, burocrazia, gestione. PRIMIZIE è una piccola impresa, e come tale deve soddisfare i clienti, far arrivare puntuale lo stipendio, avere abbastanza soldi per comprare le scarpe antinfortunistica, per pagare le maternità, le ferie e magari, a volte, anche qualche genere alimentare per ritrovarsi insieme.
PRIME e PRIMIZIE per me rimangono il servizio a cui sono stata chiamata, che solo se condito dall’Amore posso continuare a portare avanti. Sono per me la pazienza di mettersi all’ascolto, di imparare ad accogliere i ragazzi che lavorano nell’impresa e capirne le fragilità e i bisogni. Sono l’amicizia a priori verso tutti i volontari che si affacciano a PRIME, con le loro peculiarità e necessità. PRIME e PRIMIZIE rappresentano il dimenticarsi che a volte non se ne ha voglia, che è sabato mattina e bisogna aprire lo Spazio per l’impiego, che è sera e bisogna preparare le fatture per i clienti. Non me lo chiede nessuno, ma me lo chiedono loro o me lo chiede Lui. In ogni caso, finché ci sarà anche solo una persona che si rivolge a PRIME per avere un aiuto o a Primizie per avere uno lavoro sicuro, varrà la pena di portarle avanti.