Non disperdetevi negli anfratti!

La scomparsa di Padre Antonio, un Gesuita che per anni, da Responsabile Regionale, ha accompagnato le comunità sarde con amore ed entusiasmo, ha mosso Giovanni, cresciuto con lui, a scriverne un ricordo.
Un ricordo dolce che fa sorridere…
“E’ una notizia che mi rattrista molto, ma a ricordare padre Sanna si può solo sorridere e questo è uno dei doni più belli che ci ha lasciato…”; “intrepido apostolo del Sacro Cuore… animatore appassionato dell’AdP-MEG in Sardegna per decenni …; uomo autentico che sprigionava gioia cristiana ed entusiasmo pastorale …”. Queste le reazioni a caldo di una ex Responsabile del MEG e di un amico sacerdote alla notizia della morte, avvenuta il 6 novembre alla bella età di 89 anni, di padre Antonio Sanna, per tanti anni Responsabile regionale del MEG e, ancora più a lungo, dell’AdP in Sardegna.

Un uomo generoso e dagli ampi orizzonti

Era uno che non si perdeva in chiacchiere e che andava a trovare le persone, i ragazzi, i sacerdoti, le comunità religiose. Da giovane gesuita, negli anni ’60 ebbe l’opportunità di lavorare nello staff che reggeva il grande seminario regionale di Cuglieri. Lì conobbe e guidò, ottenendone l’amicizia e la stima, moltissimi giovani che poi, ordinati sacerdoti, si dispersero nelle parrocchie di tutta la Sardegna. Fu la chiave della sua esperienza pastorale: una conoscenza puntuale, fondata su stretti rapporti di stima e frequentazione, di tutti i sacerdoti e di tutte le realtà locali, anche le più piccole. Incaricato, intorno al 1969, di reggere l’AdP regionale e di “lanciare” il MEG, partì a testa bassa e, anno dopo anno, macinando centinaia di migliaia di chilometri in macchina, si rendeva presente nelle comunità parrocchiali riscuotendo ovunque attenzione e fiducia e trasmettendo il suo amore per l’Eucaristia. Del resto, fra il serio e il faceto, diceva sempre che era entrato nei gesuiti per poter avere un orizzonte pastorale ampio e non il bacino limitato della piccolissima diocesi in cui era nato. Tenne vivi, rifondò o costituì ex novo decine di gruppi dell’AdP; grazie alla fiducia che riponevano in lui, tanti sacerdoti accettarono la scommessa di costituire, nelle loro parrocchie, gruppi del MEG. A metà anni ’70 le comunità MEG in Sardegna erano circa 25 e quasi tutte in parrocchia: un’esperienza del tutto nuova rispetto al resto dell’Italia. E anche dove non c’erano le condizioni per aprire un gruppo, Padre Sanna teneva comunque informati i suoi amici parroci delle varie iniziative e li abbonava alle riviste del Movimento, inviando loro pure l’artigianale foglio di collegamento che mandò avanti per anni, ostinatamente, prima da solo e poi con l’aiuto di pochi Responsabili. Tanto che, se incontravi un prete e ti scappava detto che eri del MEG, ti sentivi rispondere con simpatia: “ma allora sei amico di padre Sanna”! A questo infaticabile zelo pastorale abbinava anche, da fedele figlio di Sant’Ignazio, una notevole attenzione ai nuovi strumenti che il mondo poteva offrire per le attività pastorali. Così divenne un virtuoso nell’uso di due strumenti di impronta sessantottina che gli servivano per raggiungere le persone e che insegnò a usare a molti collaboratori: un efficiente ciclostile a manovella col quale, insieme a lui, facevamo le ore piccole e un megafono “Geloso” con cui, a fatica, si potevano gestire oceaniche riunioni e celebrazioni all’aperto quando le chiese o le sale parrocchiali non riuscivano a contenere le centinaia e centinaia di ragazzi del MEG o di zelatori dell’AdP che partecipavano agli incontri regionali. Oggi, certamente, padre Sanna avrebbe gestito con altrettanta cura una mailing-list e una pagina Instagram.
Andate al cuore!
La morte di una persona cara fa affiorare alla memoria episodi, aneddoti, espressioni tipiche che danno conto di un’esperienza viva e arricchente. Mi viene in mente la sua grande passione per il nuoto, che lo spingeva a offrirsi per sostituire, durante le ferie estive, parroci di località marine, così da poter impegnare le ore libere in lunghissime nuotate. Ma anche la sua affabilità che lo induceva a non alzare mai la voce, tanto che, persino nel tumulto di centinaia di ragazzini urlanti, il suo tipico invito all’attenzione, diffuso dal fido megafono, era un semplice: “Peffavore, peffavore…” (così, tutto attaccato). A volte, poi, ma solo a volte, nel parlare ai ragazzi si dimenticava di usare un linguaggio semplice e gli uscivano espressioni un po’ auliche o difficili che i ragazzi non capivano e che suscitavano il sorriso nei Responsabili e negli adulti presenti. E così, in una mitica Giornata Regionale RN, nel bosco del Monte Ortobene, a Nuoro, fra gli avvisi gli scappò un “non disperdetevi negli anfratti” per il quale ancora oggi molti sorridono. Ma forse non fu un lapsus e, anche quella volta, padre Sanna voleva dire ciò che disse all’infinito, senza riposo, a tutti, per decenni: “Andate all’essenziale, non andate per vie tortuose: andate al cuore di Gesù”.

Giovanni Lavena