Una missione diventata musica

Andrea, della Comunità di Messina, ci racconta di come ha trasformato in musica la sua esperienza in Albania
Dalla missione allo spartito
Lo scorso gennaio ho avuto l’opportunità di vivere con il MEG una bellissima esperienza in Albania . Sono partito con un gruppo di ragazzi provenienti da diverse comunità d’Italia, tutti carichi di gioia, voglia di fare e di stare con gli altri e con loro ho passato qualche giorno insieme ai ragazzi del LER (così si chiama il MEG in Albania). Sono stati giornate molto intense, in cui abbiamo sia riso che pianto. Ci siamo conosciuti gli uni gli altri così per come siamo, senza filtri.
Siccome non volevo che tutto questo rimanesse solo un’esperienza passata, un semplice bel ricordo, ho deciso di scrivere una canzone in cui ho cercato di descrivere tutto quello che ho e abbiamo vissuto in quei giorni: dalla partenza, a come siamo stati accolti, alle lacrime causate dal pensiero di dover ripartire.
Dopo aver aggiunto alla mia canzone l’accompagnamento musicale della chitarra, ho condiviso ciò che avevo scritto con tutte le persone con le quali (e grazie alle quali) avevo vissuto la missione. Sono stato molto contento di scoprire che anche gli altri si rispecchiavano in ciò che avevo provato e si sono riconosciuti in ciò che, poi, ho scritto nella canzone.


Una canzone “a servizio” dell’altro

Qualche giorno dopo la condivisione del brano con i miei compagni di viaggio, sono stato contattato da Padre Andrea Picciau, Responsabile Nazionale del MEG e nostra guida in Albania. Mi ha detto che sarebbe stato felice se la mia canzone fosse diventata un canto del Movimento e che, se avessi accettato, sarei stato accompagnato e seguito per “aggiustarla” e registrarla. Ho accolto la proposta carico di entusiasmo. Non avevamo però fatto i conti con la pandemia che ci ha colpito nei mesi successivi, rendendo difficili e rischiosi gli spostamenti. Abbiamo dovuto rimandare, ma siamo rimasti fiduciosi. In videochiamata ho sentito Andrea e Vincenzo, un ragazzo del MEG che negli ultimi anni ha curato la registrazione degli inni, e abbiamo cercato di organizzarci per far sì che durante l’estate potessi andare a Cagliari a registrare. Ci siamo riusciti e finalmente sono partito!
La registrazione
È stata un’esperienza molto piena, sia per l’accoglienza, da parte di alcuni ragazzi con cui avevo vissuto la missione in Albania, sia per il lavoro fatto in studio. Sentire la canzone arrangiata con diversi strumenti, non più cantata semplicemente con l’accompagnamento della chitarra, è stata una grande emozione. Ancor di più lo è stato lavorarci e vedere altre persone dedicare tempo e cura a qualcosa che avevo creato io. In più, mi sono sempre sentito parte attiva all’interno della lavorazione della canzone e delle sue modifiche. Durante la registrazione, se qualcosa non andava o doveva essere aggiustato, cercavamo una soluzione insieme: mi venivano dati consigli su come cantare le varie parti , su come dare la giusta intonazione, per riuscire a fare provare a chi avrebbe ascoltato ciò che io stesso avevo provato mentre scrivevo. Tutto questo, sempre in un clima di grande serenità e divertimento.
Abbiamo lavorato per un giorno e mezzo e alla fine tutti siamo stati molto soddisfatti del risultato.

La mia canzone ora è la nostra canzone!

Mentre ripetevo i ritornelli, pensavo a quando li avremmo cantati tutti insieme, una volta ritornata la serenità, al Convegno di Frascati, nel tendone, abbracciati, ognuno con il proprio cuore vicino a quello dell’altro, urlando la nostra voglia di vivere. Pensavo anche a chi, invece, avrebbe ascoltato la mia canzone (che ormai è diventata “nostra”) nella propria stanza, guardandosi dentro e seguendo ciò che il testo vuole comunicare. Con questa idea in mente, ho provato a fare del mio meglio.
È bello pensare che quello che stai facendo sarà una cosa gradita agli altri e che li farà felici: questo pensiero mi ha dato molta forza.
Dall’inizio alla fine, questa è stata un’esperienza che mi ha fatto crescere molto e che ricorderò sempre con enorme gioia!