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Oltre il MEG

Il mio viaggio verso Santiago

La scorsa estate alcuni giovani della comunità di Napoli 20 hanno fatto l’esperienza del Cammino di Santiago. Gianluca è uno di loro.

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Ciao a tutti, sono Giangy della Comunità di Napoli20. Ricordare i momenti del cammino di Santiago per me è ancora molto emozionante. Non è facile comunicare le emozioni che ho provato. Si è trattato di un viaggio fisico, ma soprattutto interiore … intimo! Le sensazioni percepite sono molto soggettive. Posso dire di aver ricevuto una vera e propria “chiamata”, poiché la partenza è avvenuta in piena emergenza Covid. A me, però, interessava solo abbandonare la realtà e mettermi in viaggio verso una nuova meta, carico di fede. La spinta che ha fatto scaturire in me l’idea di intraprendere questa esperienza è stata (e lo è tutt’ora) la malattia di mio padre. La sua lotta al tumore ha cambiato in me la visione di tutte le situazioni che mi circondano e ora cerco di vedere la vita da un’altra prospettiva. Questo viaggio ha avuto un duplice significato: un vero e proprio pellegrinaggio di fede che ho vissuto nella preghiera ed un momento personale per staccare dai problemi ed evadere dalla litania della quotidianità.

Il primo “passo”

La strada della vita

In cammino per Santiago

Il nostro pellegrinaggio è iniziato ad Astorga, a circa 268 km da Santiago, dove è situata la tomba dell’apostolo San Giacomo, ed è durato 12 giorni. Abbiamo superato 139 paesini attraversando due regioni (Castilla e Leon), entrando poi in Galizia. La “giornata tipo” era: sveglia alle 5.30, tutti pronti a metterci in forze con un primo spuntino. Dopo aver messo in ordine tutto l’occorrente, preparavamo i nostri piedi ad ore di cammino con vaselina e doppi calzini. Zaino in spalla, s’iniziava un primo momento di preghiera con un salmo che ci avrebbe accompagnato durante tutta la prima ora di camminata. Obbligatorio il silenzio, per godere della pace interiore e di tutta la bellezza del creato che ci circondava. Durante il cammino, la fila andava a creare una vera e propria fisarmonica.

Superate le prime ore, ci fermavamo per una veloce colazione, per poi camminare fino ad ora di pranzo. Dopo mangiato, subito ci rimettevamo in marcia per raggiungere l’ultimo traguardo della giornata, che sembrava non arrivare mai: il nostro ostello. Nel pomeriggio non mancava mai un momento di preghiera, deserto e condivisione in gruppo. La stanchezza e i dolori lasciavano spazio alla voglia di condividere tutti insieme la giornata trascorsa, mettendo al centro la Parola del Signore. Molte sono state le messe in lingua spagnola nelle diverse chiese incontrate, dove andavamo con gioia a ricevere la benedizione del pellegrino.

Uno sguardo sul mondo

Ci sarebbero moltissimi momenti emozionanti da raccontare. Ho cercato di apprezzare e gustare di ogni attimo: le lacrime, i sorrisi, la fatica, gli abbracci, le storie di vita, gli incontri, albe, tramonti, fiumi… Tra i tanti, ricordo un luogo quasi surreale: Alto Do Poio… Solo a pensarci mi vengono i brividi! Eravamo in montagna (a 1300 metri di altezza) ed una mattina fummo svegliati da un’alba mozzafiato: eravamo noi sopra le nuvole. In quel momento ho percepito qualcosa dentro difficile da spiegare: bisognerebbe viverlo. Lì ho sentito nel mio cuore la viva presenza del Signore. Su quella vetta ho provato forti emozioni e le lacrime hanno accompagnato il mio sguardo rivolto al sole, che pian piano sorgeva. Lasciandomi andare alle mie debolezze e alle mie fragilità, mi sono sentito libero, me stesso,. Una parola mi risuonava nel cuore: “GRAZIE”.

Un altro momento importante che porto nel cuore è l’abbraccio a Santiago con Antonio, fratello di Comunità e nostra guida e punto di riferimento durante il cammino.

Il mio momento più bello

Cosa porto a casa da questo cammino?

Ricordi indelebili

Il rientro è stato molto difficile. Ancora oggi porto nel cuore quei momenti, che indubbiamente mi hanno segnato e che ricorderò per sempre. Durante quei giorni sono riuscito a prendere consapevolezza di tutti i pensieri che mi accompagnano nella fretta del quotidiano. Sono momenti, soprattutto quelli spirituali, che difficilmente potranno ripetersi. Il mio consiglio, infatti, è quello di vivere questa esperienza almeno una volta nella vita.

Porto a casa tanta forza e la voglia di non mollare mai, di gustare ogni attimo di vita, guardando sempre il lato positivo di ogni situazione che bisogna affrontare, con un grande senso di gratitudine per ciò che ci è stato donato. Ho riscoperto i valori della vita e della fede, la bellezza della preghiera, della natura e anche della solitudine, necessaria per riuscire ad ascoltare noi stessi. E ricordate: “Santiago no es el final del Camino, es el Principio!”.

Fai il MEG

In parrocchia o in istituto

Puoi avviare una nuova comunità utilizzando i nostri percorsi per il catechismo, Catemeg, o gli itinerari tematici annuali proposti nei sussidi “MEGResponsabili”.

Durante la messa in parrocchia alcuni bambini del MEG raccontano un'attività svolta durante il catechismo