Il mondo in uno schermo… e nel cuore

Il 30 maggio scorso, gli Amici del MEG si sono incontrati su Zoom. Marta ci racconta la bellezza di questa esperienza
Non temere!
Commozione. È la prima parola che mi sale alle labbra ripensando all’Incontro Nazionale degli Amici del MEG di sabato 30 maggio 2020. Saremmo dovuti essere a Bassano Romano per rinnovare il nostro ormai abituale appuntamento annuale di tre giorni, invece ci siamo ritrovati in un primo pomeriggio primaverile, tutti quanti davanti a uno schermo, ognuno nella sua casa, chi a Ginevra, qualcuno a Bruxelles, due di noi negli Stati Uniti, una a Kuala Lumpur, molti a Roma, Napoli, Cagliari, Reggio Calabria e via via, in tutte le città dove gli Amici del MEG vivono…
“Non temere” era l’invito su cui eravamo chiamati a riflettere, e Padre Narciso Sunda, Gesuita e parroco a Catania, con grande generosità ci ha aiutato a leggere due “sì” della Scrittura in cui molti di noi hanno “dimorato” in tante occasioni della vita: il sì dell’Annunciazione e quello di Gesù nel Getsemani. Impossibile dire tutte le risonanze e le intuizioni e le scintille di luce che ci sono state regalate. Per me è stato davvero toccante sentire che il Signore desidera che io dica il mio sì così così come sono, senza pretendere da me che io sia capace di compiere quello che non so e non saprò mai fare.

Una condivisione potente, intima e vera

E la dimensione comunitaria, contrariamente a quello che si sarebbe potuto presumere prima dell’incontro, è stata fortissima. È stato emozionante vedere i volti di tanti fratelli e sorelle, amici da decenni, in qualche caso lontani da anni, in quei rettangolini di Zoom che ci sono ormai familiari come “sostituti virtuali” della nostra quotidianità. Ed è stato sorprendente essere smistati nelle “stanze” di condivisione, una condivisione – dopo i primi istanti di esitazione – potente, intima e vera come quella fatta in presenza.
È da tempo che rifletto su quanto il MEG, per sua stessa costituzione, possa attingere alle potenzialità che offrono le tecnologie che ci consentono di comunicare a distanza. Far sentire la propria vicinanza ad amici che vivono lontano, condividere con immediatezza gioie e dolori, materiali, riflessioni, immagini vecchie e nuove con una comunità diffusa. Sono cose che abbiamo sempre sperimentato con i mezzi che avevamo a disposizione e che ora sono amplificate dai nuovi strumenti di cui disponiamo.
Un futuro da costruire
Perché la comunione, l’amicizia vera, l’esperienza dell’amore restano immutate, sono custodite lì in fondo al cuore. Nelle prime righe di questo testo dicevo ad esempio che “saremmo dovuti essere a Bassano Romano”, ma in realtà, io a quell’appuntamento non avrei potuto essere presente per motivi legati al lavoro: questo ci potrebbe far riflettere, per il futuro, sulle possibilità che gli incontri virtuali potrebbero dare a chi è impossibilitato a muoversi. Al fianco ovviamente degli appuntamenti reali, vivi, di carne, perché vogliamo – dobbiamo – tornare ad abbracciarci.

Marta Pensi – Roma