Con la vita nelle mani, mi abbandono alle Tue mani

Federica, Responsabile della comunità di Atripalda, ci parla delle sue scelte e delle motivazioni che le hanno sostenute
Il MEG, una famiglia allargata
Ciao! Sono Federica, ho 23 anni, sono cresciuta in una grande famiglia (in tutti i sensi!) e sono da poco laureata in pianificazione urbanistica e ambientale. Per parlare di me, mi piace sempre partire dalle relazioni che raccontano chi sono davvero: quella con il MEG è una di queste, perché è un po’ come l’ago che mi aiuta a tessere, giorno per giorno, la relazione tra Dio, me e la mia vita.
Sono nel Movimento dalla fine delle scuole medie quando, insieme ad altri ragazzi della mia comunità, sostenuti dai nostri Responsabili e dalle suore della parrocchia, siamo entrati a far parte di questa grande famiglia e abbiamo fondato il MEG ad Atripalda. Fin da piccola, in particolare una suora, suor Candida, e la mia catechista e madrina, Teresa, sono state un legante forte tra me e il MEG. A partire da Antonio, uno dopo l’altro, i miei fratelli ed io abbiamo cominciato a vivere il messaggio del Movimento fuori e dentro la nostra casa, anche sperimentando le nostre fragilità e le difficoltà nel seguire lo stile del Vangelo 24 ore al giorno, tra piccoli e grandi problemi quotidiani. Oggi il MEG ha allargato la mia già numerosa famiglia e mi permette di essere chi sono, in un ambiente aperto al dialogo con l’altro e aperto al mondo. Scegliere il MEG è scegliere un luogo in cui mettermi in gioco e trovare la mia strada. Ma è anche Dio, attraverso il MEG, a scegliere me, a dirmi che ciò che ho tra le mani è abbastanza per essere condiviso e fare miracoli, un po’ come è avvenuto nella moltiplicazione dei pani e dei pesci!

Io l’ho incontrato

La mia intima esperienza di fede è iniziata, credo, il giorno della mia prima Comunione quando, a 9 anni, ho visto per la prima volta Dio manifestarsi nella mia vita: fino ad allora non avevo ancora capito quale potesse essere la relazione tra me e Lui. Ho sentito di essere chiamata ad usare la mia innata curiosità nei confronti delle cose attorno a me, la mia sensibilità verso le persone vessate dalle ingiustizie e la mia voglia di vivere al servizio di qualcosa di molto più grande di me. La relazione con Lui è cresciuta, in famiglia come nel MEG, si è fatta spazio nella mia vita di tutti i giorni, a scuola, nelle mie scelte, nei miei comportamenti, persino nell’atteggiamento di fronte ai miei errori e alle mie paure.
Le ferite come possibilità
Dio mi ha fatto subito capire che dovevo partire dalle mie insicurezze per provare a fare qualcosa di buono. Lo ha fatto attraverso persone o situazioni. Un po’ come quando mamma, vedendomi davanti ad un foglio bianco senza ispirazioni per un tema scolastico, mi suggerì: “Inizia scrivendo dalla tua difficoltà a trattare questo argomento”. Trovare nelle ferite una possibilità di uscire dal problema, vederle come feritoie sul mondo, ha formato me stessa al punto da farmi capire, negli anni, il modo in cui posso fare la mia parte per quell’umanità ferita a cui sento di essere profondamente legata.
Ciò che studio è fortemente collegato a questo: la pianificazione territoriale è uno strumento per studiare i luoghi e le comunità, identificarne i problemi e le potenzialità inespresse o visibili che possono essere trasformate in risorse attraverso dei progetti tangibili. Credo fortemente che solo i progetti che nascono dalla realtà delle cose, brutta o bella che sia, possano essere un mezzo di cambiamento positivo e possano creare orizzonti di possibilità. Non a caso, quando ho scelto il tirocinio formativo alla fine della laurea triennale, ho deciso di farlo a Scampia, mappando e intervistando i “fiori tra le spine”, cioè quei soggetti che, dal basso, contribuiscono a trasformare le ferite sociali, economiche e architettoniche, in possibilità nuove per tutti.

Ho una bussola


A Scampia come nel mio quartiere, in Paraguay, in missione con il MEG, come in India, ma anche studiando per la mia tesi, il sostegno del Signore è sempre arrivato a ricordarmi i “perché”, le motivazioni che erano dietro a ogni mia scelta, anche quelle più difficili.
Quando mi sono ritrovata a prendere decisioni più o meno importanti per la mia vita, ad allontanarmi dalla mia terra e dai miei affetti più cari per brevi o lunghi periodi, non è stata certo soltanto la mia passione a guidarmi: Dio, oltre ad essere un meraviglioso compagno di viaggio che rivedo nelle persone con cui cammino ogni giorno (la mia famiglia, il mio fidanzato, Ercole, la stupenda e sorprendente umanità che incontro sulle mie strade), è anche un geniale pioniere della mia vita, colui che mi apre la strada, che arriva sempre prima di me e mi dice: “Vieni!”.