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Comunità

La storia d’amore più bella della mia vita

Mi chiamo Rita e sono una Responsabile di Bari 3. Nessuno mi ama come mi ama il MEG. Nessuno mi ama come mi ama Dio. È questa la prima cosa che penso quando mi chiedono di parlare del MEG e della mia comunità.

Radici in movimento

Con il nome di CIDROS
(iniziali dell’invocazione latina: Cor Iesu, Domine Rex, Omnes Salva – Cuore di Gesù, Signore e Re, Salva tutti), il MEG nasce a Bari verso la fine degli anni 60, come branca di quello che un tempo era l’Apostolato della Preghiera, seguito dal Padre gesuita Geppo Tranchini. A partire dal 1970 prende il nome di MEG, grazie a Padre Caratù, presso l’Istituto Dicagno Abbrescia dei Padri Gesuiti. Nel 1971 nasce la comunità di Bari 1, con il primo gruppo di Ragazzi Nuovi, nel 1974 il primo gruppo di C14 ed Emmaus e nel 1975 nasce la comunità di Bari 3, con Suor Eletta, presso l’istituto di Santa Teresa del Bambino Gesù. Dopo un anno, Bari 3 si sposta dall’istituto delle suore, presso la parrocchia dei Carmelitani Scalzi, dove si trova tuttora. Quando ho iniziato il mio cammino nel MEG, avevo 5 anni. Credo che non ci possa essere una parola più adatta di “cammino”, perché ho imparato a camminare, a mettere i primi passi della mia vita. E questo l’ho fatto affidandomi agli abbracci dei Responsabili che mi hanno accompagnato nel tempo e che mi hanno insegnato che la parola “comunità” può avere milioni di significati.

Radici

Gocce coraggiose di un mare d’amore

Fratelli

Bari 3 è accoglienza. Uno dei ricordi che riscalda la mia memoria è quello di un’accoglienza sorridente. Sì, perché il primo grande insegnamento è stato il sorriso della mia Responsabile Emmaus quando mi sono affacciata su questo mondo. Un sorriso fatto con la bocca, con gli occhi ma soprattutto con il cuore. Quel sorriso che mi ha parlato dicendomi “Stavamo aspettando proprio te!”. Un’accoglienza che ho sperimentato negli anni, nei confronti di chiunque si affacciasse in comunità, indipendentemente da colore, lingua e religione. Quell’accoglienza che ti fa capire di essere il benvenuto sempre e comunque.

Bari 3 è coraggio. Crescendo, mi sono resa conto di una cosa preziosa: la condivisione. Guardavo i Responsabili di comunità e di branca e mi rendevo conto di quanto fossero legati alla condivisione e di come lo facessero in maniera spontanea. Condivisione di cose materiali ma, soprattutto, condivisione delle loro vite. Letteralmente ci regalavano il loro vissuto, positivo e negativo, insegnandoci a vivere le situazioni della nostra vita con un unico stile, quello di Gesù. E per fare questo, ci vuole coraggio, molto coraggio. In particolar modo per mettere a servizio degli altri le tue ferite, le tue debolezze e le tue fragilità. È una cosa che richiede molto coraggio. Ma loro lo facevano, e lo fanno tuttora, con leggerezza, perché si fidano di noi e di Lui.

Bari 3 è donarsi. Questo è quello che mi lega più di tutto alla mia comunità. Questo è quello che ci lega. Io l’ho sperimentato in prima persona quando sono passata nel gruppo dei PRE-T. Si sa, non si vive solo di cose belle, tutte le grandi famiglie hanno i loro momenti difficili. All’inizio eravamo un gruppo di 10 persone, poi 4, 3 e infine 2, io e la mia Responsabile. È lei che mi ha insegnato l’atto del donarsi. È lei che me l’ha fatto vedere, toccare con mano. È lei che mi ha sempre detto: “Il seme va gettato, indipendentemente dal terreno”, come per dirmi: “Io lo faccio non solo perché è la mia volontà, ma perché Lui mi ha chiamato a farlo. Poi, quel che sarà, sarà”. Sarebbe stato più facile per lei abbandonare tutto. Era chiaro che non valesse la pena fare riunione per una sola persona… E, invece, la mia comunità mi ha insegnato che sono le singole gocce a formare il mare e che vale la pena spendersi anche solo per uno, se quell’uno lo si ama profondamente. Anche per me non è stato facile, vedere gli altri gruppi uniti, vederli abbracciarsi ogni volta a riunione, vederli organizzarsi per andare insieme a mangiare un gelato. E io, invece, che facevo gruppo con me stessa. Ma anche qui, la mia comunità non mi ha lasciata sola. Si sono spezzati per me, mi hanno guardato con gli occhi dell’amore e mi hanno amata ancora di più. Come quando ho perso mio padre: non avrei mai affrontato tutto senza la mia comunità, senza i miei fratelli che, nel silenzio, sono rimasti con me. E ora che io sono Responsabile, quello che voglio trasmettere ai ragazzi è proprio quello che mi hanno passato loro: l’Amore a priori.

Comunità = (D)io cibo x noi

Di momenti “no” ne abbiamo avuti ed anche tanti. Incomprensioni dovute al carattere di ciascuno, discussioni sulle varie organizzazioni, poco sostegno dai parroci della nostra parrocchia di appartenenza, momenti di tensione dove bastava poco per esplodere, per mandare all’aria tutti i sacrifici fatti, pochi ragazzi per troppi Responsabili, o viceversa, e tante altre difficoltà. Eppure, siamo ancora qua. Per ogni problema che abbiamo vissuto, ci siamo sempre dati una possibilità di crescita.
Siamo strani? Forse sì, ma siamo sicuramente una comunità viva!
Siamo una comunità che respira e che vuole esserci per gli altri.
Siamo cibo che sfama e musica che unisce.

Non nomino a caso il cibo e la musica. No. Perché tutti quei momenti negativi di cui ho parlato, li abbiamo superati con il dialogo, certo, ma ci ha aiutato anche qualche panzerotto mangiato in compagnia, o la musica. Ho sperimentato che la dimensione più profonda della comunità la si vive quando si è insieme e che nessuno è solo, anche se con qualche ferita nel cuore. Sono momenti che spesso diamo per scontati e che non viviamo come dovrebbero essere vissuti, cioè appieno. Penso a quando, dopo una veglia, andiamo a mangiare una pizza insieme e siamo felici, spensierati, belli; a quando suoniamo e cantiamo e sentiamo i nostri cuori che battono all’unisono. Chi canta prega due volte e io aggiungerei: chi mangia, ne prega tre!

In questi momenti ci rendiamo conto di volerci bene per davvero, di essere pane spezzato per gli altri così come il Signore si è fatto pane spezzato per noi.
Chi condivide e si spezza, prega con tutta la sua vita.

La mia comunità MEG di Bari 3 è la storia d’amore più bella della mia vita. Una storia d’amore che spero duri in eterno.

Nata per loro, nati per me
Fai il MEG

In parrocchia o in istituto

Puoi avviare una nuova comunità utilizzando i nostri percorsi per il catechismo, Catemeg, o gli itinerari tematici annuali proposti nei sussidi “MEGResponsabili”.

Durante la messa in parrocchia alcuni bambini del MEG raccontano un'attività svolta durante il catechismo