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La fede al tempo del Coronavirus

La messa sul tetto e le testimonianze del parroco e dei ragazzi della comunità di Napoli 20

“Chiunque è nato dallo Spirito”: la voce del viceparroco

Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito” (Gv 3,8).

L’iniziativa di organizzare momenti di preghiera dal tetto della nostra chiesa, la parrocchia di Santa Maria della Salute, a Napoli, è stata presa in modo del tutto estemporaneo,
in seguito al divieto di celebrare con il popolo a causa dell’epidemia di Coronavirus. Volevamo trovare la maniera di raggiungere il cuore di tanti adulti, giovani, bambini ed anziani affidati, dal Signore, alla nostra cura pastorale. Tutto sembra sia nato per caso o, per meglio dire, in modo provvidenziale, mercoledì 19 Marzo quando, saliti sul tetto con la sola intenzione di provare l’altoparlante per la preghiera nazionale convocata dai vescovi italiani, ci siamo resi conto delle numerose persone affacciate ai balconi. Era mezzogiorno, così abbiamo deciso di pregare l’Angelus, al quale hanno partecipato in tanti. Padre Franco ed io non pensavamo che questa intuizione avrebbe avuto una risonanza così profonda nella vita di tanti e nel cuore del nostro Arcivescovo, il Card. Crescenzio Sepe il quale, da subito, ha apprezzato e approvato la proposta. Siamo certi che non è stata volontà nostra, ma di Dio, e per questo l’accogliamo con gioia, certi che lo Spirito è sempre imprevedibile. È stata un’esperienza di grande profondità spirituale, sia per noi sacerdoti che per i tanti, che hanno partecipato e partecipano a questo inusuale “raduno” ogni Domenica, affacciati ai loro balconi, o in diretta streaming. Ci sembra un segno evidente che che la casa, piccola Chiesa domestica, oltre ad essere luogo dal quale suonare, cantare, ballare… è anche luogo per pregare. Inoltre, i tanti messaggi di apprezzamento da parte di coloro che si sono sentiti meno soli nell’avvertire la vicinanza della Chiesa, ci rincuorano ad andare avanti con slancio e coraggio. Insieme rendiamo grazie al Signore che trova sempre una strada per raggiungerci, anche in tempi difficili come questo.

Don Lorenzo Fedele

Scintille che illuminano il buio: la voce di una C14

Doveva essere una tranquilla domenica da coronavirus e invece, alle 11 sento un suono di campane a distanza, casse amplificate a tutto volume… Che cos’era? Era Padre Franco che insieme a Don Lorenzo, il nostro parroco, aveva deciso di dare una svegliata a tutto il quartiere. È stato un momento particolare che ha riscosso una grande partecipazione di fedeli, soprattutto di quelli che hanno avuto la possibilità di affacciarsi dai propri terrazzi o balconi. Tra questi, io. È stato emozionante vedere tante persone affacciate che rispondevano alle invocazioni dei sacerdoti con voce forte e ricca di fede. Alla fine della messa, siamo stati invitati tutti quanti a cantare e a ballare l’inno del MEG. A quel punto, in più di un balcone, potevo vedere amici che, come me, esprimevano tutta la loro gioia. In quel momento, tutta la piazza antistante la parrocchia è apparsa piena “di piccole scintille che illuminavano il buio…”. È proprio vero: siamo nati per Te.

Francesco

Una ventata di novità: la voce di un PRE-T

Ho assistito alla messa con mia madre dal balcone che affaccia proprio sul tetto della nostra parrocchia. È stato bellissimo. Era da molto che non ascoltavo la messa con lei. Forse, addirittura, non era mai successo. Per la prima volta mi sono sentita in unione col nostro Dio e questo è stato possibile grazie a tutti coloro che stavano fuori il balcone, nonostante il freddo, ad ascoltare. C’era chi cantava, chi applaudiva, chi pregava, chi semplicemente, con occhi chiusi, ascoltava le parole di Padre Franco e Padre Lorenzo. Sono le uniche che in questo periodo possono sollevare il nostro morale.

Due sono stati i momenti più toccanti . Il primo, durante il Padre nostro. Ovviamente, non era possibile darsi la mano, ma idealmente era come se fossimo ognuno mano nella mano con gli altri. Era come se tra i balconi non ci fossero distanze. Il secondo momento è stato quello della canzone finale: l’inno del MEG! All’inizio, avevo vergogna, ma poi ho deciso di ballarlo, con i gesti, anche perché con me c’era mia madre che provava a seguire i passi e ciò non poteva che farmi un immenso piacere. Tutti mi guardavano, alcuni filmavano e mi piace pensare che sia stata una “bella novità” per chi mi ha visto.


Una bellissima novità! Proprio quello che la nostra chiesa è per noi in questo momento.

Asia

Un fortissimo urlo di speranza: la voce di un Testimone

E non c’è distanza, non ce n’è mai abbastanza se sei con me per sempre”. Prendo in prestito il testo di una canzone per cercare di esprimere in parole le mille sensazioni che ci hanno accompagnato domenica nel vivere la messa celebrata sul tetto della nostra parrocchia, insieme a tutto il quartiere. Non siamo mai stati così lontani fisicamente prima di ora. Ma basta davvero poco per sentirsi fratelli e testimoni di un amore che non conosce limiti, confini e condizioni. Il Signore ci ha parlato oltre i muri e il suo messaggio è stato fortissimo: finché siete con me, non sarete mai soli.

La voce di tutte le persone che cantavano e pregavano insieme è l’urlo di speranza più forte che potessi desiderare di ascoltare. Perché Lui non ci dà mai una croce più pesante di quella che le nostre spalle riescono a sostenere.

Francesca

Fai il MEG

In parrocchia o in istituto

Puoi avviare una nuova comunità utilizzando i nostri percorsi per il catechismo, Catemeg, o gli itinerari tematici annuali proposti nei sussidi “MEGResponsabili”.

Durante la messa in parrocchia alcuni bambini del MEG raccontano un'attività svolta durante il catechismo