A Torino c’è il mare

Beatrice, della Comunità di Torino 7, racconta la sua esperienza nel MEG… e non solo
Perché devo correre?
Gennaio 2004: Torino, Stazione Porta Nuova. Giornata Regionale dell’Impegno, . “Dai Bea, muoviti! Sono le 8.10, il treno parte e son già tutti lì! Vedo i tuoi Responsabili…”.
“Ma papà, ho sonno, fa freddo, sono piena di borse… C’è ancora tempo! Perché devo correre?”.
Al mio arrivo tantissimi visi sorridenti e assonnati: mi salutano tutti. Dani, il mio Responsabile Emmaus, la branca dei più piccoli del Movimento, si presenta e mi abbraccia. Partiamo. Questo è il primo ricordo che ho del MEG. Una goffa corsa verso l’Abbraccio che mi ha cambiato la vita.
Luglio 2013 : Torino, Stazione Porta Nuova, treno per Napoli. Ho 16 anni e mi sto preparando a vivere il mio ultimo campo C.14: andremo a Napoli, a fare servizio in un campo rom dove giocheremo con i bambini e parleremo con le famiglie. Si parlava di portarli
un giorno al mare e a me viene solo da pensare: “Che scocciatura, era meglio l’anno scorso! Questo è il mio ultimo campo, prima di passare alla branca dei più grandi, quella dei pre-T, e io vorrei fare il solito campo, con i soliti falò la sera, la solita aria di montagna, le solite riflessioni…
Agosto 2013: treno Napoli-Torino. “Allora Bea, ti è piaciuto questo campo, o ‘era meglio l’anno scorso…’?”.
“Dani, io mi sono innamorata del servizio! Ma come vivevo prima? Perché non si inizia
a farlo dagli Emmaus ? Ditelo a Loris…”.
“Bene Bea, perché, sai, ne abbiamo parlato, e io e Laura vorremmo proporti di fare la Responsabile il prossimo anno, magari dei ragazzi delle medie, gli RN, ti va? “.
Luglio 2019: Celle Macra (Cuneo), campo estivo. “Bea, in questo campo ho capito che da grande voglio diventare come te! … Sembra che tu ami tutti!”. Siamo sotto il mio albero preferito, è il sesto giorno di campo e un mio C.14 si racconta a me con il cuore in mano, confidandomi ferite, sogni e paure… E io riesco solo a pensare: “Signore, io li amo perché Tu mi ami. Come glielo dico che non faccio nessuno sforzo?”.

Un porto sicuro

Quell’abbraccio dal 2004 si è rinnovato ad ogni riunione. In una di queste, quando si parlava della vita di Gesù, ci venne raccontata la storia di come era nato il MEG a Torino…
“Un giorno, tanti anni fa, nel 1972, nacque un desiderio, che si impigliò tra i rami del cuore di una donna, una suora che veniva chiamata Madre Sando. Da quel desiderio nacque un’idea e quell’idea si trasformò in progetto che fu ascoltato e messo in pratica. Madre Sando suggerì ai ragazzi della sua parrocchia di andare a fondare nuove comunità del MEG in nuove parrocchie e così, da quella “missione” siamo nati noi! Son passate tante vite di qua, prima delle vostre, e tante ne passeranno dopo, perché il MEG è come un porto…”.
Un porto, per definizione, è un tratto di mare protetto, dove le navi possono accedere e sostare in sicurezza, ad esempio per essere riparate. È un luogo dove c’è un continuo andirivieni di persone di ogni condizione e provenienza.
E allora sì, posso affermare con certezza che a Torino 7 c’è il mare. Tutti ci navighiamo, ogni giorno. Ci sono giorni in cui quelle acque si fanno torbide e sembra impossibile vederci dentro e giorni in cui la burrasca sembra inghiottirci. Capita che la benzina finisca, o che abbiamo fame; insomma, ci accorgiamo che abbiamo bisogno di aiuto e che da soli non bastiamo a noi stessi. Ed è allora che gettiamo l’ancora in quel porto sicuro.
In mare verso Te
A Torino 7 c’è una comunità di bambini ancora con i braccioli, alcuni pescatori, qualche naufrago e diversi pirati pentiti. Claudia, con la sua moto d’acqua, naviga solitaria con un grande megafono e si accerta che stiano tutti bene. Su quel peschereccio, in fondo, ci sono Cilla e Sere: pescano da tutta la notte, una da una parte e una dall’altra, reti sollevate da mani amorevoli e braccia forti. Michi, su una barca a vela, insegna a stare in equilibrio e a riconoscere i venti buoni da quelli cattivi. Dani e Laura navigano a distanza. Lui col binocolo ci segue ancora da lontano. Sedici anni dopo quel primo abbraccio, i suoi occhi buoni, delicati si posano ancora sulle nostre vite. Laura ha regalato ad ognuno una bussola e le indicazioni su una cartina per farsi sempre trovare.

Testimoni di un miracolo

22 dicembre 2018, Torino, l’Invio, . Stiv, Michi, Fiocchi, Diddiu e Bea. Cinque pianeti provenienti da diverse galassie che negli anni si sono allineati, pronti a creare nuovi porti sicuri, a portare nel mondo quell’Amore che era nato alla stazione di Porta Nuova, si è rafforzato tra le vie di quel campo rom e che è accolto totalmente oggi che diventiamo Testimoni. Con noi, Adrián, un PRE-T come noi che ci ha cercato da acque internazionali, regalandoci un po’ del suo mare.
La comunità di Torino 7 è spettatrice di questo miracolo: quelli che all’inizio erano degli estranei, sono diventati fratelli. E se non è un miracolo questo…