Una comunità, una famiglia, una casa

Martina ci racconta la Comunità di Pescara 15
Un inizio traumatico
La mia prima esperienza nel MEG? Traumatica! Ho fatto il mio primo campeggio con Pescara 15 all’età di otto anni e ho pianto tutti i giorni: volevo solo tornare a casa. Ogni volta che ritorno con la mente a quei momenti, mi viene da sorridere, perché penso a quanto fossi inconsapevole del fatto che le persone che avevo intorno stavano per cambiare la mia vita per sempre.

Quando tutto ebbe inizio

La mia comunità, Pescara 15, nasce nel 1992 grazie alla volontà del parroco di allora, Don Giorgio Campili e della signora Anna che, insieme all’allora Responsabile Regionale, padre Franco Beneduce, decisero di inserire il MEG nella parrocchia di San Marco Evangelista. Tutto ha avuto inizio per offrire ai bambini del dopo Comunione un nuovo percorso che potesse coinvolgerli e farli rimanere più volentieri. I Responsabili erano pochi, nuovi a quel tipo di approccio alla Parola di Dio, ma la loro caparbietà e la loro passione hanno costruito quelle solide basi che ancora oggi reggono la nostra comunità.
I miei Responsabili, il mio esempio
Quando ero piccola, guardando i miei Responsabili, non capivo cosa li spingesse ad essere sempre lì, sempre presenti per noi più piccoli. Crescendo, piano piano ho capito cosa li spingeva al servizio, ho iniziato a sentire anche io quel “fuoco” dentro di me e ho capito che tutto quello che ero diventata lo dovevo a loro, ad ognuno di loro. Tante persone hanno fatto e fanno parte della nostra comunità, molte sono andate via, sparse per il mondo: chi in America, chi a Milano, a Roma, chi è rimasto a Pescara, ma ha preso strade diverse. Ciascuna di loro, però, ha lasciato un segno indelebile nella nostra comunità, tutti ci hanno insegnato qualcosa. Giuseppe, con la sua caparbietà, Cristina, con il suo sorriso sempre presente, Letizia, con la sua vitalità, Francesco, con la sua saggezza… La lista sarebbe lunga, ma è grazie ad ognuno di loro che io ho imparato a sentirmi parte integrante della comunità, che ho scoperto cosa significa essere fratelli di comunità ed esserci sempre, soprattutto per i più piccoli.

Difficoltà che uniscono

Di difficoltà, negli anni, ne abbiamo incontrate tante: abbiamo avuto periodi in cui c’erano pochi bambini, momenti in cui mancavano i Responsabili e, quelli che c’erano, tenevano due gruppi in momenti diversi della settimana per poter permettere a tutti i bambini che lo desideravano di frequentare il MEG. Abbiamo dovuto affrontare tre cambi di parroci e, per una parrocchia di periferia come la nostra, non è facile lasciar andare il vecchio per aprirsi alla novità. Siamo però sempre riusciti ad andare avanti e a superare gli ostacoli che si sono presentati. Anzi, ci siamo stretti ancora di più perché, in fondo, in una famiglia vera le difficoltà uniscono, non dividono.
Condividere è sentirsi a casa
Ho fatto un piccolo sondaggio tra i Responsabili “vecchi” e quelli “nuovi” e ho chiesto di scegliere delle parole che rappresentassero cosa è per loro Pescara15. Incredibilmente mi sono accorta che quasi tutti, tra grandi e piccoli, “vecchi” e “nuovi”, come prima parola hanno scelto “casa”. Casa per noi è tante cose. È la nostra chiesa, il luogo dove ogni domenica ci ritroviamo a cantare e pregare insieme. È la casa del campeggio dove ogni estate ci ritroviamo tutti, grandi e piccini, quel luogo che per sette giorni riempiamo di amore, risate e calore. È la nostra stanza del MEG, al primo piano della parrocchia… Ancora ricordo i giorni in cui tutti noi ragazzi ci siamo messi a dipingerne i muri con i colori delle branche del MEG ed io, che non avevo mai preso un pennello in mano, mi ero ritrovata lì, insieme ai miei fratelli, a sistemarla con la cura di chi decora la propria cameretta.
Casa per noi è anche il bar dove andiamo dopo la Messa a fare colazione, o il pub dove andiamo dopo riunione. Per noi casa è ovunque riusciamo a stare insieme e condividere.
Alcuni dei Responsabili di oggi non sanno chi fossero i Responsabili di ieri, oppure li hanno conosciuti per pochissimo tempo. Altri non erano ancora nati quando la comunità è stata fondata, eppure tutti hanno qualcosa in comune: tutti si sentono a casa nello stesso posto. Il senso di appartenenza ad un luogo, fisico o ideale che sia, non lo perdiamo mai, soprattutto se ci ha regalato emozioni tra le più belle della nostra vita e ci ha donato una seconda famiglia: quella del MEG.
