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Un abbraccio senza fine

Daniele Mariani in Kenya con il MEG

Dal 26 Dicembre 2017 al 7 Gennaio 2018 sono stato in missione in Africa. Io e altri 8 ragazzi del MEG, guidati da Padre Andrea Picciau SJ, siano andati in Kenya. In particolare siamo stati a Kangemi, una delle baraccopoli alla periferia di Nairobi. La missione è stata quella di visitare i ragazzi del MEG di Kangemi, le loro famiglie, le comunità, conoscerli e farci conoscere, condividere e pregare insieme. In questi 12 giorni sono entrato in contatto con persone, luoghi, situazioni molto diversi dalla mia quotidianità. È stata un’esperienza molto importante, che ha cambiato qualcosa nel mio profondo. 

All’arrivo ci accoglie l’abbraccio di chi non ti conosce ma sa già chi sei. Un amore incondizionato ci stringe senza lasciarci più. L’accoglienza di tutte le persone che abbiamo incontrato è disarmante: gioia, gentilezza, premura, gratuità, fiducia. Tutto questo in piccoli grandi gesti che ti fanno sentire accolto come un fratello e spesso come l’ospite d’onore. 

I bamibini di Kangemi
Mzungu!

Mentre cammini per le strade principali fatte di terra, fango, persone a piedi scalzi, persone che lavorano, animali, discariche a cielo aperto, ci sono i bambini che ti guardano. Alcuni di essi, sorridendo, si avvicinano per toccarti le mani, altri da lontano ti urlano “Mzungu” che in Swahili significa “uomo bianco”. Nessuno ti chiede soldi, nonostante per loro tu sia ricco. A loro basta avere la fortuna di toccare un uomo bianco per essere felici e si vede dai loro sorrisi veri e raggianti. 

Con molti bambini di una comunità sono stato un’intera giornata. È bello vedere il loro stupore: del colore della mia pelle, dei peli che loro non hanno, della mia macchinetta fotografica, bella come forse non hanno mai vista. La loro gioia nel sapere che io sono lì per loro, nel poter giocare con me, correre, salire sulle mie spalle, accarezzarmi. Il loro sentirsi importanti e responsabili nel poter portarmi lo zaino. Tra di essi c’è Lisa. Nonostante il contesto difficile in cui vive, è piena di vitalità, è molto intelligente, sogna di fare il medico da grande ed ha un sorriso meraviglioso. È semplice, spontanea, non si arrende. È piccola ma ha un cuore grande, tanto quanto la sua speranza. Di fronte a lei, mi sento piccolo. 

Lo stupore per una macchina fotografica
Melany e i suoi due figli

Melany, invece, è mamma di due bambini. Lei mi ha accolto nella sua casa, una baracca grande quanto il bagno di casa mia, fatta di lamiera rivestita all’interno da stoffe e plastiche varie. Per raggiungerla abbiamo dovuto camminare per i cunicoli della baraccopoli affrontando diversi odori sgradevoli. Nella sua casa non c’è elettricità, né acqua corrente, c’è un piccolo divanetto, un paio di sedie, un tavolino, un letto. Tutto in ordine. Lei si è messa il vestito elegante che, come loro usanza, si mette la domenica per andare a messa. Lei e i suoi due figli, Judit e Francis, ci accolgono con semplicità ma con grande gioia, come fossimo le persone più importanti che abbiano mai potuto ospitare. Ci siamo raccontati le nostre vite. Melani è stata abbandonata dal marito e lavora duramente ogni giorno per crescere i figli. Sorridendo dice che ogni giorno prega ringraziando Dio per ciò che ha. Allora chiedo a Melani quale fosse il suo desiderio. Lei risponde che il suo unico desiderio è di realizzare quello dei figli: il piccolo vorrebbe avere una macchina, il grande vorrebbe diventare medico. A stento riuscivo a trattenere le lacrime. Quell’incontro mi ha cambiato la vita. 

I ragazzi del MEG di Kangemi mi hanno aperto le porte delle loro case, della loro vita, dei loro cuori. Mi hanno accompagnato a conoscere diversi posti e persone, mi hanno insegnato alcune parole e canzoni nella loro lingua. Mi hanno fatto ballare, tante volte, sempre. In particolare, nella messa di capodanno, ci hanno fatto ballare insieme a loro sfilando lungo la navata centrale della chiesa, come loro usanza fare. È stato bellissimo. Nessuna musica o ballo è mai riuscita a coinvolgermi così tanto. Energia pura. 

Di fronte a tanta povertà, c’è una ricchezza enorme. In molti direbbero che loro sono poveri, che non hanno niente. Ma quelle persone hanno la fede, la speranza, la semplicità, la vitalità, l’energia e il coraggio. Hanno tutto ciò che è essenziale. E l’essenziale è invisibile agli occhi, per davvero. 

I ragazzi del MEG Kenya
Le stradine di Kangemi

Chi è il povero? Chi il ricco? Sono partito pensando di incontrare persone che avrebbero avuto bisogno di me e sono andato via pensando di aver bisogno io di loro, del loro stile di vita. Spesso mi lamento di ciò che vorrei avere e non ho, senza rendermi conto che in realtà ho tutto ciò di cui ho bisogno per essere felice. 

Tutto ciò mi abbraccia senza lasciarmi, come musica, come la loro musica: non mi fa arrendere, mi fa superare le sovrastrutture mentali, mi fa combattere, mi fa ballare nella vita, che è meravigliosa. 

Fai il MEG

In parrocchia o in istituto

Puoi avviare una nuova comunità utilizzando i nostri percorsi per il catechismo, Catemeg, o gli itinerari tematici annuali proposti nei sussidi “MEGResponsabili”.

Durante la messa in parrocchia alcuni bambini del MEG raccontano un'attività svolta durante il catechismo