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Un giorno anche io partirò

Padre Andrea Picciau si racconta

Il mio paese, gli aerei, il desiderio

“Sono nato in Sardegna nel settembre del 1974, a Elmas, un paese molto piccolo, vicino a Cagliari, che ospita l’aeroporto principale dell’isola. I boati degli aerei che partivano e che atterravano a pochi metri da casa hanno accompagnato 25 anni della mia vita. Da piccolo mi piaceva osservarli soprattutto alla partenza. Con il naso all’insù, convinto che qualcuno dei passeggeri potesse vedermi, li salutavo con la mano. Li guardavo in cielo fino a quando non sparivano tra le nuvole e non mi rimaneva altro da fare che immaginare dove sarebbero arrivati e sognare di partire”. Iniziava con queste parole il racconto della mia vita per il sito dei gesuiti (leggi il racconto completo). 

Circa quarant’anni dopo quella prima manina alzata per salutare gli aerei posso dire con stupore che tutto ciò che il mio cuore profondamente ha desiderato, mi è stato “regalato” in modi inaspettati e sorprendenti. Anche il MEG fa parte di questa sorpresa!

Piazza Suella, Elmas
Nel tempo degli studi di Ingegneria

Li avrei conquistati!

Sono entrato nella Compagnia di Gesù quando avevo 25 anni, dopo 5 anni di ingegneria civile, con alle spalle parecchi amici e tante esperienze. Alcune belle, altre meno. È stato il desiderio di incontrare i giovani che mi ha fatto scegliere di essere Gesuita. Dentro di me sentivo che non potevo tenere solo per me la bellezza di ciò che mi aveva cambiato la vita. Avevo scoperto il segreto della pienezza e della gioia. Avrei voluto dirlo a tutti. E volevo essere di tutti. Il sogno di partire che mi aveva abitato da bambino si concretizzava così, non tanto nel desiderio di viaggiare, ma nel desiderio di “cambiare la vita” ai ragazzi e alle ragazze che avrei incontrato. Li avrei conquistati, ne ero certo. Quando parlai della mia decisione all’ex parroco del mio paese mi disse “Andrea, tanti giovani ti stanno aspettando”. Era vero. Ma in realtà non sapevo chi fossero, né e come li avrei incontrati. 

Non sei fatto per stare con loro 

Da subito però, fin dal tempo del noviziato, ho ricevuto sempre degli incarichi che mi mettevano a contatto maggiormente con adulti. Dopo solo due anni di cammino ebbi l’opportunità di fare l’esperienza di guida degli esercizi spirituali e fu talmente bella che dentro di me, in modo quasi inconsapevole, decisi che quello sarebbe stato il mio “mestiere”. Lentamente mettevo da parte il pensiero dei giovani. Alcune esperienza difficili che avevo fatto con dei gruppi di adolescenti mi avevano convinto ad abbandonare definitivamente quell’idea. Nella mia testa si faceva sempre più strada la convinzione forte: “Tu non sei fatto per stare con loro”. Ho vissuto così per otto anni. 

Frascati 2008, con Padre Loris Piorar

Mi misi in un angolo a guardare

Arrivai a Roma per gli studi specialistici. Non ero ancora prete. Mancava un anno all’ordinazione. Non conoscevo il MEG. I miei superiori mi chiedono di seguire un gruppetto di ragazzi a San Saba. Dopo un mese restano in due. Gruppo terminato. Altro fallimento. Conferma sempre più forte: “Vedi? non sei fatto per stare con i giovani!”. In quell’anno Padre Loris Piorar, allora Responsabile Nazionale del Movimento, con il suo solito entusiasmo e forse con un po’ d’incoscienza, mi chiese di andare a Pescara per dare una mano per la formazione dei Responsabili. Fu quello il primo vero incontro con il MEG. Mi si aprì un mondo, ma ci volle ancora del tempo perché mi abbandonassi veramente. Vissi il mio primo convegno nel 2008, quello di “Ancora insieme”, per intenderci. Mi misi in un angolo a guardare. Non ricordo molto di quei primi momenti. “Solo” tanti ragazzi felici e la sensazione di essere in un luogo speciale. 

Come un padre

I miei viaggi a Pescara, insieme alle esperienze nazionali, lentamente mi fecero prendere coscienza della ricchezza del MEG. Progressivamente mi sono ritrovato alla radice della mia vocazione, ma con i criteri completamente ribaltati. Non ero più uno che voleva stare con i giovani per cambiare la loro vita in modo esplosivo. Sentivo invece di essere chiamato alla cura paziente, laboriosa, rispettosa. Non volevo più conquistare nessuno. Desideravo solo far crescere i ragazzi che mi erano stati affidati, come un padre. E, allo stesso tempo, sentivo di essere scelto da loro per essere padre. 

Pescara a Frascati 2014

Mi sento a casa, sono nato per questo

Terminati gli studi, il Padre Provinciale dei gesuiti mi destinò definitivamente al MEG di Pescara e mi invitò a collaborare più strettamente con Padre Loris sul versante nazionale. Grande regalo, grande gioia, grande responsabilità. Gli anni Abruzzesi sono stati meravigliosi. Tanti ragazzi, tanto lavoro. Tanti incontri. Un contesto molto grande che mi superava continuamente. Le realtà presenti si rafforzavano e nascevano nuove comunità. Con grande stupore, i fallimenti precedenti si trasformarono in fecondità. Le convinzioni passate caddero, lasciando il posto a: “Grazie Signore, mi sento a casa: sono nato per questo!”. Finalmente, dopo dieci anni, capivo chi erano i giovani che mi stavano aspettando e come dovevo servirli. 

Il custode dei sogni

A luglio del 2016 Padre Loris viene destinato ad un altro incarico. Avevamo lavorato meravigliosamente bene insieme. Ora era arrivato il mio turno. Nel cuore, un mix di gratitudine, gioia e… terrore. Nell’omelia della messa in cui celebrammo il passaggio, proprio Padre Loris presentò il Responsabile Nazionale come il “custode dei sogni” dei ragazzi del MEG. Forse non ho ancora capito bene come si fa, ma indegnamente, ogni giorno, provo ad esserlo! 

“Un giorno anche io partirò”, dicevo da piccolo…

Il passaggio di responsabilità (Frascati 2016)
Nel Centro Nazionale MEG con Giuliana e Benedetta
Fai il MEG

In parrocchia o in istituto

Puoi avviare una nuova comunità utilizzando i nostri percorsi per il catechismo, Catemeg, o gli itinerari tematici annuali proposti nei sussidi “MEGResponsabili”.

Durante la messa in parrocchia alcuni bambini del MEG raccontano un'attività svolta durante il catechismo